Ho cercato a lungo ulteriori riscontri e informazioni, anche in rete, prima di parlare del misterioso fenomeno, capitato a diversi viaggiatori ,che transitavano per la vecchia stazione ferroviaria di Aulla; chiusa ormai da anni, grazie alla nuova linea: Lucca – Aulla (Ferrovia della Garfagnana).
Da più fonti attendibili, mi è stato detto che abbastanza spesso, un viaggiatore scendesse dal treno in stato confusionale, senza bagaglio, borsa e neppure il cappotto. Alcuni non ricordavano neppure il proprio nome ed altri menzionavano in maniera confusa ,la presenza di uno strano uomo che si era seduto accanto a loro durante il viaggio, come spuntato dal nulla, che parlava continuamente.
Come confermano anche le anziane, che continuano a testimoniare verbalmente l’accaduto, i vecchi ferrovieri si premuravano di recuperare gli effetti personali lasciati sul treno, dai viaggiatori sconvolti e li aiutavano a calmarsi e a riprendere il loro viaggio.
In qualche caso, pare, che addirittura, i viaggiatori sconcertati si siano allontanati ,quasi fossero ipnotizzati e di loro non vi è più stata traccia.
A cosa era dovuto questo fenomeno assai strano?
Sempre le anziane, tesoriere di vecchi segreti e conoscenze, accennano al fatto che fosse stata praticata una potente malia, un incantesimo sulla zona. Certo la misteriosa “presenza” , di uno “strano” uomo, di cui gli altri viaggiatori non si accorgevano, può lasciar presagire pure la presenza di un fantasma parecchio inquieto. Come dice una mia amica di lunga data, col calare della nebbiolina serale ad Aulla e nella Lunigiana, venivano accese le candele e la magia nelle case.
A tutto ciò devo aggiungere la mia esperienza personale, che mi è tornata alla mente in maniera prepotente ogni volta che ho sentito parlare di questo mistero. Per diversi mesi dovetti prendere il treno per Modena, dove era ricoverata mia madre in gravi condizioni, quasi tutti i giorni. Una volta vi fu un guasto lungo la linea e fui costretta a scendere alla vecchia stazione di Aulla, era il 1990. Dopo pochi minuti una voce si fece sempre più insistente nella mia mente. Mi diceva: buttati sotto al treno. All’epoca, non sapendo quel che posso conoscere oggi, pensai fosse dovuto alla mia immensa tristezza nel sapere che avrei presto perso anche mia madre, la stanchezza e agli antibiotici che stavo prendendo in quei giorni. Sono passati trentaquattro anni e al momento, non mi è più ricapitato di sentire una voce simile, sebbene motivi di dolore abbiano riattraversato il mio cammino.