Rituali propiziatori per il Solstizio d’Inverno

Festeggiamo la rinascita del Sole e della vita

Quest’anno il solstizio d’Inverno cade il 22 dicembre alle alle 4:19. Il “Sol Stat” (dal latino: il sole si ferma). Perché mai già più di 5000 anni fa, i nostri antenati si sobbarcarono l’immensa fatica di costruire dei siti celebrativi di pietra, come quelli di Stonehenge, New Grange, Petre del la Mola (Basilicata), Valle del Bellice (Sicilia) e chissà quanti altri nel mondo di cui non siamo ancora a conoscenza, per festeggiare il Sol Invictus? Ancora oggi druidi, cultori celtici, wicca, turisti e studiosi passano la notte al gelo per festeggiare il Yule (nome celtico del solstizio d’inverno), come d’altronde facevano pure i Romani durante i Saturnali. Purtroppo oggi siamo tutti avulsi dalla ciclicità della Natura. Crediamo sia superfluo onorarne la sacralità , riconoscerne il potere benefico e questo ci disancora, ci rende meno stabili, meno allineati con Madre Natura e di conseguenza con noi stessi; accrescendo le nostre ansie, paure, lasciando sempre più spazio alla depressione e agli squilibri a cui assistiamo ogni giorno. Gli antichi ben sapevano che nel momento in cui si arriva alla dilatazione massima (la notte più lunga dell’anno, il momento più buio), non può che affacciarsi l’opposto per legge di natura. Questa notte inizia un nuovo anno, un nuovo ciclo di vita, perché da ora in poi, il sole riprenderà a splendere più a lungo, portandoci maggior vitalità. Ascoltando le spiegazioni di un antropologo a New Grange nel meraviglioso sito in Irlanda, dove si ammirano degli splendidi e immensi capolavori in pietra, mi commossi. Volevano (e ci sono riusciti) creare qualcosa di così bello, da invogliare il sole a tornare a visitarlo, sperando così di garantirsi la vita che dipende dalla stella splendente. Secondo le loro credenze, persino i loro antenati hanno bisogno della luce solare per continuare il loro viaggio. Il Natale fu istituito il 25 dicembre da Papa Giulio I, proprio per sostituire la festività “pagana” . Il nostro albero di Natale, è l’albero di Yule, un sempreverde che sconfigge la morte persino durante il gelido inverno. Questo giorno, assieme ad altri di “passaggio”, ci permettono di comunicare più facilmente con altre dimensioni, perché il velo che ci separa, si assottiglia. Durante la notte possiamo bruciare dei fardelli, scrivendoli su un pezzetto di carta, che bruceremo su una candela (la luce, il sole che rinasce), per andare incontro all’anno nuovo più leggeri. Qualcuno fa l’albero solstiziale, appendendo tanti piccoli soli. Ma pare che il più potente sia quello di alzarsi all’alba, per accogliere il Sole Bambino appena rinato e lasciarsi totalmente avvolgere dalla sua potente luce e magari ricevere un messaggio durante la meditazione. Domani sera metterò la sveglia e cercherò di collegarmi la mattina del solstizio, con tutte le persone che si sveglieranno presto, per augurarvi un nuovo anno colmo di tutta la luce possibile! Felice Yule a tutti!

Autore: Maria Lanzone

Nata a Paterson, New Jersey, la stessa cittadina in cui nacque la Beat Generation. Studiosa, da sempre, di filosofie orientali, olistiche ed esoteriche. Scrittrice, appassionata anche di lingue. Continuo a studiare...

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